Purtroppo in quest’ultimo anno ci siamo tutti dovuti accorgere sempre piu’ che il collegamento tra la crisi emergenziale da Covid-19 e la crisi economica è davvero forte: infatti, la crisi pandemica sta causando effetti diretti ed indiretti sull’economia reale che purtroppo sono di fatto sempre piu’ evidenti e non solo nel nostro paese.
Lo scenario economico finanziario internazionale che si va sempre piu’ configurando, è quello caratterizzato da un forte e crescente livello di indebitamento pubblico, che nasce quale diretta conseguenza del forte incremento della spesa pubblica che i governi centrali dei vari paesi sono stati costretti a sostenere nell’ottica proprio di attuare delle politiche di contenimento degli effetti prodotti sulla economia reale dalla crisi pandemia.
E’ evidente che in un simile contesto le economie già fortemente indebitate, come quella italiana, rischiano di andare incontro nei prossimi anni a un vero e proprio shock finanziario, ovvero di trovarsi di fronte a una concreta difficoltà di collocamento del debito pubblico, soprattutto laddove malauguratamente dovesse venire a mancare il supporto della Banca centrale europea e della sua politica monetaria del quantitative easing.
Uno scenario del genere causerebbe la contrazione dei livelli di moneta in circolazione con ripercussioni gravissime sull’economia reale; proprio per questo sarà importante approntare tutta una serie di misure atte ad anticipare uno scenario simile, e a garantire al mercato interno l’idoneo supporto finanziario indispensabile alle transazioni economiche, che costituiscono il vero motore dell’economia di un paese.
In tale ottica, certamente la cessione dei crediti d’imposta potrebbe rappresentare uno strumento alternativo da porre a supporto delle transazioni economiche, in risposta all’impossibilità di ricorrere ad emissioni di carta moneta sul mercato, e al di fuori dei limiti e dei parametri che l’Unione Europea ci impone.
La presente riflessione, scaturisce a valle di talune proposte politiche che in queste ultime settimane si stanno facendo strada, ma anche in considerazione di quanto ha disposto il recente intervento normativo in tema di super bonus fiscale disciplinato dall’art. 119 e seguenti del dl n.34 del 19 maggio 2020 (cosiddetto decreto rilancio). Senza addentrarci in questa sede nelle caratteristiche tecnico-operative del Superbonus, ciò che preme far rilevare in questa sede è proprio la novità introdotta dall’art. 121 del citato decreto nel quale, tra l’altro, è stata disposta la possibilità di cedere il credito d’imposta anche più volte, novità questa che in tema di agevolazioni fiscali rappresenta una novità rispetto alle precedenti versioni già comparse in anni precedenti.
Come è noto, ad oggi già esiste la possibilità di procedere alla cessione dei crediti d’imposta, sia infragruppo ovvero tra società appartenenti allo stesso gruppo societario, sia attraverso una procedura cosiddetta ordinaria a favore di terzi, cosi come disciplinato dall’art. 43 bis del Dpr 602/73, ma la cessione generalmente non può avvenire più di una volta, tant’è che eventuali atti di cessione a terzi del credito ceduto sono inefficaci davanti alla amministrazione finanziaria.
Pertanto la riflessione che si propone in quest’articolo, partendo proprio dall’impulso che scaturirà dalla cedibilità plurima che potrà interessare il credito fiscale dal cosiddetto Superbonus 110%, mira certamente a proporre l’espansione e la regolamentazione delle procedure di cessione a tutti i crediti d’imposta.
Coì facendo, in un’ottica di innovazione tributario-finanziaria, potrebbe essere riconosciuta al contribuente la possibilità generalizzata di procedere alla cessione dei propri crediti di imposta qualunque essi siano, in un “ambiente” monitorato e regolamentato che ne attesti la regolarità di formazione, l’esigibilità e la congruità.
Di fatto, rendere i medesimi crediti di imposta cedibili, anche più volte, significherebbe nella sostanza creare nuovi mezzi di pagamento. Per usare una similitudine che gli addetti ai lavori più attenti non mancheranno di cogliere, sarebbe come reintrodurre la possibilità di emettere assegni trasferibili, che davano la possibilità di effettuare diverse transazioni commerciali anche a distanza di molto tempo, senza dover necessariamente effettuare il pagamento immediato.
Circostanza questa che per esigenze di antiriciclaggio è stata eliminata già da qualche anno.
La proposta si basa invece sulla libera e plurima trasferibilità dei crediti di imposta, a patto però che ciò avvenga all’interno di un sistema monitorato e regolamentato, che potrebbe assurgere a una vera e propria piattaforma informatica digitale, similare a quella già esistente gestita dalla agenzia delle Entrate all’interno del cassetto fiscale di ciascun contribuente ( “Piattaforma cessione dei crediti”) o da una qualsiasi altra società in house al ministero delle Finanze, che certifichi e attesti la regolarità e la legittimità del credito fiscale oggetto di cessione.
Questo sistema permetterebbe di avere un preventivo controllo da parte dell’amministrazione finanziaria finalizzato ad ottenere la certificazione del credito fiscale ( ovviamente dopo aver superato tutte le verifiche di legittimità che il soggetto preposto alla gestione della piattaforma digitale di scambio avrà posto in essere), quale lasciapassare per poter procedere liberamente alla cedibilità “plurima” dei propri crediti di imposta.
Questo sistema, una volta superata la fase di legittimità ed acquisita la sua possibilità a procedere alla sua cedibilità plurima, potrebbe costituire per i contribuenti una nuova forma di pagamento “alternativa” e nello stesso tempo rappresenterebbe un efficace supporto finanziario alla economia reale, senza ricorrere ad artefatte modalità di emissione di carta moneta.
Concludo la riflessione con un auspicio, che parte proprio dalla consapevolezza che una forma di supporto nei prossimi anni ci dovrà necessariamente essere e sarà vitale per l’uscita dalla crisi post covid-19, e che questa forma di supporto non potrà essere solo di natura assistenziale e/o debitoria in genere.
E allora l’auspicio non potrà che essere quello che il nostro governo possa trovare il coraggio di rafforzare questo sistema delle cessioni dei crediti, che si sta rilevando nella pratica un concreto aiuto per tutti gli operatori economici: bisognerebbe che il nostro governo esca quanto prima dalla fase di stallo in cui si trova su queste tematiche e trovi sin da subito la forza di porre in atto soluzioni forti e di shock all’economia, rafforzando il sistema dei bonus agevolativi che danno origine ai vari crediti di imposta, sia per quanto riguarda il riconoscimento a nuovi bonus ed alla loro cedibilità e alle proroghe dei bonus oggi esistenti (nella conversione del Decreto Sostegni si registra –ahimè- la mancata proroga dei vari bonus edilizi, seppur promessa ripetutamente) sia per quanto riguarda l’allargamento alla possibilità di cessione degli altri crediti di imposta ad oggi esistenti ( vedi crediti da 4.0, non ancora cedibili, possibilità anche questa eliminata dalla conversione del decreto sostegni).
Trovando il coraggio……………….perché non pensare ad una Borsa (regolamentata) dei crediti d’imposta?
Ai posteri l’ardua sentenza.
di Stefano Pignatelli
Dottore Commercialista in Roma
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