Argomento di pesante attualità, non solo per la materiale funzione della Giustizia in generale, ma anche per le conseguenti ripercussioni vuoi pratiche, vuoi social nonché psicologiche.
Che i problemi della nostra Giustizia siano atavici nulla quaestio, è fatto acquisito agli atti de plano (si direbbe), rectius (si dice).
Ora, da alcuni mesi, le disfunzioni inevitabilmente si accentuano con la pandemia, così che tutti trovino il vero responsabile indagando, imputando e – perché no – processando quello che – attualmente- potremmo definire il casus belli. Cioè il virus, ovviamente: protagonista indiscusso per catastrofici “meriti” e, legittimamente, soggetto a personali opinioni e considerazioni (supportate dall’art.21 della nostra Carta Fondamentale).
Orbene si osserva.
Parlare con le cancellerie (mi riferisco a quelle del penale) è diventata una corsa ad ostacoli: chiamo più volte il centralino del Tribunale di Milano (anche di altre strutture) o addirittura il numero telefonico specifico di riferimento, ma…alcun, risponde.
E già tale problema, a sua volta, genera ulteriori discrasie facilmente deducibili.
Inoltre, a parte code di vario genere, ciò che maggiormente mi trova contrario sono le cosiddette “Udienze da remoto e non in presenza”.
Mi chiedo, dopo anni di professione (40, circa), partecipando a Collegi Difensivi con illustri Colleghi ed anche Docenti Universitari, come si possa svolgere un processo in simili condizioni.
Il principio dell’oralità, della contestualità ed altre condizioni che garantiscano il lineare andamento del dibattimento in tal guisa vengono vanificate, facendo inevitabilmente svilire il corretto percorso dell’acquisizione delle prove: vuoi a carico che a discarico.
Come se ciò non fosse abbastanza, vi si aggiungono problemi tecnici, di certo, non trascurabili: voci che non si comprendono alla perfezione, domande e risposte conseguenti che devono essere ripetute non dico ad libitum ma certamente appellandosi al principio del repetita iuvant. Così dilatandosi i tempi (a discapito della qualità dello svolgimento), senza voler essere più pessimisti del pessimismo: cacofonia voluta e rafforzativa.
Inoltre si evidenzia.
I collegamenti non sono quasi mai immediati. Ricordo, ad esempio, il 27 aprile 2020: ero stato nominato per una convalida di arresto, il soggetto ipoteticamente attivo del fatto-reato si trovava nella Circondariale di San Vittore in Milano. Per poter avere un colloquio prima della fase convalidante, ho impiegato circa mezzora. Poi la successiva fase ha determinato ulteriore attesa (di circa trenta minuti) per problematiche tecniche.
Morale: quasi un’intera mattinata. Tempus fugit mitigato dalla scarcerazione del soggetto: ma comunque operare in tali condizioni non è certo cosa facile.
Altro problema che complica lo svolgimento dell’attività legale è il poter avere convocazione da un Giudice, per certi versi anch’egli o anch’essa, costretta a svolgere il delicato ruolo affidato.
Ad esempio ho già chiesto ad un Gip tre convocazioni per poter avere un colloquio, onde sviscerare una problematica alquanto complessa -sempre e comunque nel rispetto dei Ruoli Istituzionali – ma ancora non riesco ad avere riscontro, in quanto (mi viene riferito) che “a causa del virus ci sono problemi di vicinanza e quindi è meglio evitare incontri con il difensore dell’imputato di turno”.
Certamente il “lamentar nulla risolve sic et simpliciter”, non è colpa (o dolo anche eventuale) della Magistratura in generale -ci mancherebbe- ma, purtroppo, sono gli Avvocati e le parti in gioco (indagati, imputati, parti lese ecc.) che maggiormente soffrono di tali, oggettive disfunzioni.
Domanda: se gli interrogatori di garanzia e di altra codificazione avvenissero in carcere, si potrebbe svolgere un processo in Moenia?
Forse non è facile soluzione, ma vediamo di ipotizzare una simile alternativa.
Un colloquio fra Avvocato e Giudice o con un Pubblico Ministero, per motivi di maggiore sicurezza può avvenire in un’aula in quel momento vuota, con notevole distanza tra le parti istituzionali?
Complicato? Non mi pare, comunque se ne può ipotizzare lo svolgimento.
Altre possono essere le “proponende proposte” (anche qui la cacofonia ha valore rafforzativo positivo e non dissonante), pertanto le tavole rotonde potrebbero svolgersi anche in tali prospettive – certamente non facili – ma comunque, pare, possibili o meglio probabili.
Non va dimenticato che una Nazione, si valuta anche sul come viene amministrata la Giustizia.
Vexata Quaestio.
Avv. Carlo Sergio Soldani
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